La pandemia iniziata nel 2020, con la sua forte spinta alla digitalizzazione, ha ulteriormente evidenziato il ruolo ormai indispensabile della tecnologia per il retail del futuro. A causa dell’isolamento dovuto all’emergenza sanitaria, per esempio, l’eCommerce ha fatto un salto evolutivo di 10 anni in soli 3 mesi.
Entro il 2040, prevede McKinsey, il 95% degli acquisti sarà fatto online. D’altro canto sono in molti a sostenere l’imprescindibile necessità del negozio fisico.
L’esperienza d’acquisto si è radicalmente trasformata fino ad arrivare, negli ultimi anni, all’emersione del fenomeno chiamato omnicanalità. Significa che l’utente può non solo interagire con l’azienda con una molteplicità di opzioni, ma anche vivere la medesima esperienza su tutti i touchpoint e non avere interruzioni nel percorso dall’uno all’altro.
In sostanza può capitare che un cliente osservi un prodotto sul proprio telefono, compri l’articolo online e lo ritiri in negozio, o anche che si faccia un giro in negozio e lo acquisti attraverso l’e-commerce e così via. Comunque vada, i retailer devono essere in grado di attrarre e catturare i clienti a prescindere da come e dove questi fanno shopping. Ecco perché è importante adottare una strategia omnicanale.
Nell’ultimo periodo il termine omnicanalità è sempre più spesso soppiantato da Unified Commerce. In estrema sintesi Unified Commerce significa tutto ciò che è connesso. Il cliente può acquistare attraverso molteplici dispositivi e canali, e attraverso svariati mercati.
Ma (e questa è la particolarità dell’Unified Commerce)
invece di essere gestita da sistemi separati, ogni interazione è “consolidata” in un unico sistema.
La fisicità di un rapporto tra l’azienda e il consumatore.
Un contenitore di luci, suoni e profumi per meglio proporre le esposizioni di prodotti e o servizi che un’azienda propone al mercato.
